I diritti non sono al sicuro

Cari compagni e cari amici,

proprio in queste ore, Regione Lombardia sta stampando i moduli di raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare, oggetto della campagna “Aborto al Sicuro“. Come anticipato nelle scorse settimane e a pochi giorni da dichiarazioni infelici di Pontefici, Senatori e Ministri, siamo ormai pronti a lanciare una grande mobilitazione per difendere la legge 194/78 dai pericolosi attacchi che potrebbero portare ad una riduzione dei diritti della donna. La campagna verrà avviata in Lombardia, ma ha già trovato il favore e l’appoggio di diverse associazioni Radicali di altre Regioni, che sono pronte, nei prossimi mesi, ad affiancarci in questa nuova, difficile, battaglia. In Lombardia abbiamo già raccolto l’adesione di importanti realtà come i Sentinelli di Milano e a livello nazionale ha già aderito l’UAAR.

Stasera, a partire dalle 21:00, vi chiediamo di tornare negli anni 70 ed essere con noi, più agguerriti che mai, nella sede di via Sebastiano del Piombo 11 o collegati in diretta sul canale di YouTube a questo link.

A quarant’anni dalla pubblicazione della Legge 22 maggio 1978, n. 194, Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, l’accesso ai servizi che dovrebbero garantirne l’applicazione è difficile e, a volte, addirittura ostacolato.

Anche in Lombardia le donne faticano a vedere riconosciuto il proprio diritto ad un aborto sicuro, a ricevere informazioni sulla sua prevenzione e ad accedere alla contraccezione, d’emergenza e non.

In concomitanza alle difficoltà di accesso ai servizi, si registrano sempre più frequenti notizie relative all’aumento numerico degli aborti clandestini, soprattutto in esito all’impiego di farmaci abortivi acquistati via Internet, con tutti i rischi che ne conseguono per la salute delle donne in particolare quelle in posizione di maggiore fragilità.

La proposta di legge mira a introdurre a livello regionale una serie di soluzioni che possano facilitare l’applicazione della L. 194/78, tramite: la costituzione di un centro di informazione e coordinamento, prevedendo anche un adeguato monitoraggio dell’obiezione di coscienza; la conferma dell’attribuzione ai consultori familiari di una funzione centrale nel favorire il percorso di accesso ai servizi e di partecipare attivamente ad alcune sue fasi; un’adeguata presa in carico dei casi urgenti e la garanzia della continuità terapeutica per le donne che si rivolgono alle strutture pubbliche e alle private accreditate per procreazione medicalmente assistita e/o diagnosi prenatale; informazione e accesso gratuito alla contraccezione in fase post-abortiva; la formazione del personale sanitario.