Oggi è la Giornata Mondiale contro l’Abuso e il Traffico di Droga, due elementi di variabile creati dalla proibizione istituzionale e dai tabù prodotti nel corso degli anni, in cui la ‘guerra alla droga’ è stata di fatto una guerra alle persone. Questa affermazione viene confermata dai recenti dati del Libro Bianco sulle Droghe presentato ieri, e che ci espone di fronte ad una situazione di imbarazzo rispetto alla mancanza di volontà sulla gestione di un fenomeno complesso.
Il tema delle carceri in questo contesto diventa centrale, sia per quanto riguarda i dati sugli ingressi in relazione alla legge 309/90, sia per quanto riguarda il numero di tossicodipendenti reclusi nelle nostre carceri:
10.852 dei 35.280 degli ingressi in carcere (un terzo del totale) nel 2020 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico. Si tratta del 30,8%. Su 53.364 detenuti presenti al 31 dicembre 2020, ben 12.143 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico, sostanzialmente per detenzione ai fini di spaccio. Altri 5.616 ingressi sono in associazione tra art.73 e art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), solo 938 esclusivamente per l’art. 74. Restano drammatici i dati sugli ingressi e le presenze di detenuti definiti “tossicodipendenti”: lo sono il 38,60% di coloro che entrano in carcere, mentre al 31/12/2020 erano presenti nelle carceri italiane 14.148 detenuti “certificati”, il 26,5% del totale.
Questa impostazione viola il dettato costituzionale sulla proporzionalità della pena ma anche il diritto alla salute di chi soffre di una condizione di dipendenza, in reclusione, a causa di un approccio culturale e politico errato: si punisce, non si gestisce. Si nasconde, non si affronta.
Diventa importante quindi riprendere i valori liberali di Milton Friedman che in Newsweek del 1 Maggio 1971 scriveva: “Sul piano etico, abbiamo il diritto di usare la macchina dello stato per impedire che una persona diventi alcolista o tossicodipendente? Per i bambini, quasi tutti risponderebbero almeno con un convinto sì. Ma per adulti responsabili, perlomeno io risponderei di no. Ragionare con il tossicodipendente potenziale, sì. Spiegargli le conseguenze, sì. Pregare per lui e con lui, sì. Ma io credo che non abbiamo il diritto di usare la forza, direttamente o indirettamente, per impedire ad un altro uomo di suicidarsi, figuriamoci di consumare alcol o droghe. Riconosco senz’altro che l’aspetto etico è complesso, e che uomini di buona volontà potrebbero non essere d’accordo. Per fortuna non abbiamo bisogno di risolvere l’aspetto etico, per essere d’accordo su una politica.”
Il concetto di libertà si avvicina alla pratica della gestione, nella consapevolezza che quelli che vengono definiti ‘reati senza vittima’, dovuti quindi all’autodeterminazione umana, possono essere recuperati dall’individuo qualora lo volesse: il compito imprescindibile delle istituzioni però deve essere quello di fornire gli adeguati servizi per non mettere le persone in una situazione di marginalità.
Il Governo Locale
Oggi più che mai lo spirito creativo delle autonomie locali deve imporsi sulla scena dei diritti, con policies bottom-up che permettono dal basso di ovviare a politiche nazionali vecchie e criminogene.
Dai dati della Direzione Investigativa Antimafia del 2020 apprendiamo che nelle quattordici città metropolitane nel 2019, sono state complessivamente denunciate all’Autorità Giudiziaria 16.889 persone, l’1,95% in più rispetto all’anno precedente. Spiccano, come valore assoluto, i dati di Roma, Milano, Napoli e Torino, le città più popolose, rispettivamente con 4.748, 2.708, 1.926 e 1.464.
Nel 2019, nella città metropolitana di Milano è stato registrato il 12,69% delle operazioni antidroga svolte sul territorio nazionale, il 4,99% delle sostanze sequestrate (kg) e il 7,76% delle persone segnalate all’Autorità Giudiziaria. In questa area metropolitana, sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria per reati sugli stupefacenti 2.708 persone, delle quali 1.949 in stato di arresto, con un incremento dello 0,63% rispetto all’anno precedente, corrispondenti al 7,76% del totale nazionale.
L’autodeterminazione individuale viene segnalata e sbattuta in carcere, con dati preoccupanti anche nella città più europea d’Italia, a cui serve un moto di ambizione: il prossimo Sindaco dovrà dichiararsi antiproibizionista e seguire quelle che sono le politiche locali più innovative in materia di sostanze. Ci sono alcuni punti fermi sulle drug policies locali: la prevenzione primaria con politiche di Riduzione del Danno, la gestione non repressiva delle zone della città più sensibili dove si concentra la micro-criminalità stimolando la creazione di progetti sociali, la creazione di un sistema di monitoraggio in grado di far emergere il fenomeno. In questo contesto la società civile dovrà mobilitarsi per superare le diffidenze imposte dal potere, e dovrà essere proprio il locale in prima istanza ad allontanare l’incubo penale dai sogni delle persone.
Federica Valcauda – Segretaria Associazione Enzo Tortora