Già nell’Ottocento, la partecipazione di figure femminili ai movimenti di indipendenza del Brasile è stata ampia.
Ne è prova il ruolo di Hipólita Jacinta Teixeira de Mello, la più ricca proprietaria rurale della regione Rio das Mortes e figura cruciale del movimento indipendentista Inconfidência Mineira e quello di Barbara Alencar che, per aver preso parte alla rivoluzione del 1817, divenne la prima prigioniera politica della storia del Brasile.
Il movimento rivoluzionario russo del 1917 che stravolse l’ordine imperiale, mosse i suoi primi passi il 23 febbraio (nel calendario Giuliano, 8 marzo in quello Gregoriano) di quell’anno con lo sciopero delle operaie tessili a Pietrogrado.
Il sociologo Pitirim Sorokin sottolinea come la rivoluzione russa fu iniziata da “donne e bambini che chiedevano pane e aringhe”.
La rivoluzione francese di più di cento anni prima, ebbe come evento chiave uno scenario simile: il 5 ottobre 1789 60.000 donne marciarono verso Versailles, armate, per protestare contro la scarsità e l’alto prezzo del pane, oltre che per costringere il Re ad accettare la “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino”. Madame Cherette ricorda: «[…] sotto la guida dei signori Hulin, Maillard e altre volontarie della Bastiglia, queste eroine hanno voluto aggiungere ai loro allori del 14 Luglio l’onore di far conoscere all’Assemblea l’origine dei mali del popolo per il quale i più grandi monarchi non fanno niente.»
La cofondatrice del Movimento di Liberazione della Donna in Gran Bretagna Sheila Rowbotham ha cercato di salvare le donne dalla storica esclusione di queste da qualsiasi ambito dell’attività umana attraverso il suo studio “Escluse dalla storia: trecento anni di lotte della donna per la sua liberazione”.
Tuttavia, rimane ancora ignorato come, molte volte, siamo state in grado di fare la storia lottando per la liberazione di ognuno, schierandoci per il bene del popolo intero rappresentando poi nel racconto storiografico un granello di polvere.
Ed anche per questo, oggi lottiamo.
La giornata internazionale della Donna è il capodanno del femminismo, culmine di una lotta quotidiana.
Lottiamo per la liberazione dai soprusi dell’oggi, ma anche perché ci venga riconosciuto il ruolo e l’apporto che la storia di una società patriarcale ci ha negato.
Lottiamo per i diritti di tutti con la consapevolezza che siamo una forza necessaria – non ignorabile dalla storia – per ottenere il migliore dei mondi possibili.
di Vittoria Costanza Loffi