Comunicato rave

“La musica condannata dall’invenzione dei reati”

Il decreto anti-rave party, o meglio anti-manifestazione, è stato il primo provvedimento proibizionista e incostituzionale del Governo Meloni, trainato dalla cronaca del momento, utilizzando la decretazione d’urgenza e una retorica paternalista figlia di un mondo antico, dove il controllo sulle persone è prediletto all’educazione e alla libertà.

Oggi questo provvedimento come annunciato anche da Nordio sta subendo delle modifiche all’interno delle istituzioni, in particolare all’interno della Commissione Giustizia del Senato, dove si stanno discutendo 14 emendamenti. Le notizie che arrivano non sono buone, e vorremmo precisarlo anche dopo la manifestazione “Questa piazza è Il-legale” avvenuta circa un mese fa a Milano davanti a Palazzo Marino.

“Forza Italia sta acuendo lo stigma verso le persone, inserendo un emendamento che ritiene reato non solo lo spaccio, ma anche la musica. Tra l’altro presupponendo che in quei contesti ci sia per forza spaccio e non consumo personale, che ricordo non essere reato nel nostro paese” così Federica Valcauda, segretaria dell’Associazione Enzo Tortora Radicali Milano e dirigente di Radicali italiani.

“Uno, nessuno, centomila tra la maggioranza continuano ad essere tante le proposte di numero minimo di persone presenti ai raduni: siamo passati dalle 50 del documento originario, alle 100 proposte da Forza Italia, fino a nessun limite nell’ultima versione a riprova dell’arbitrarietà del testo presentato dal centrodestra.” lo dice Giuseppe Pietro Pepe, segretario dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana.

“Un decreto anticostituzionale, che rischia di ledere la libertà di manifestare pacificamente a qualsiasi gruppo di persone lo ritenga necessario. Noi non abbassiamo l’attenzione sul tema e continuamo a chiedere la cancellazione del decreto” conclude Laura Grechi, segretaria dell’Unione Giovani di Sinistra di Milano.

“Il decreto del governo Meloni volto a contrastare il fenomeno dei rave-party, oltre a prevedere un’eccessiva durezza delle pene, non riesce nell’intento di riempire alcun vuoto legislativo. Rischia, per via della sua vaghezza, di permettere un fraintendimento ed una interpretazione eccessivamente arbitraria del livello di “pericolosità”di un’occupazione”, conclude Ennio Ferlito, +Europa Milano.